Da OSEO GEMO
Scheiwiller Editore - Milano, 1984
Prefazione di Franco Loi
Poesia dell'apparire
Si può dire che al centro degli interessi artistici di Eugenio Tomiolo sia l'apparizione del mondo. L'artista affronta la realtà, non tanto per carpirne l'immagine formale quanto la sostanza formante, l'energia-luce che dà vita e forma alle cose. Studia le forme come manifestazioni di un'intima essenza. La sua osservazione però è concentrata sulle emozioni e tramite le emozioni. Si può parlare di una meditazione emotiva del mondo. Un'intuizione generale, che può essere collegata agli studi teologici del '900, definisce dunque i caratteri di questa «apparenza del mondo»: alla sua base c'è la forza emotiva, c'è il mistero creante dell'amore: la forma quindi come parola della necessità vitale.
Se il miracolo della forma ha sempre affascinato il pittore ecco quindi la musica tentare il poeta.
Già all'inizio troviamo qualcosa di più di una vocazione.
Cossa me piasarìa far 'na poesia
lisiera che restasse su par aria ...
E' una dichiarazione di poetica. Tomiolo aspira a qualcosa che abbia la levità dell'invisibile e quindi l'impalpabilità dell'aria, ma nello stesso tempo abbia la concretezza del reale, e l'aria è anche sostanza, pur impercettibile agli occhi - la trasparenza dell' aria è per un pittore il massimo dell'astrazione, e il minimo di tangibilità sensibile.
Si badi però alla fattura di questo distico. C'è un crescendo del desiderio poetico che si concreta nell'oggetto della parola «poesia» e subito dopo nella levità della parola «liziera», ma immediatamente si produce la staticità di quel «restasse» e il volo imprendibile di quell'«aria». Il pensiero si fonde alla ispirazione poetica, e diventa ritmi e scansioni verso quella trasparenza cui tende: si avverte nei suoni quella leggerezza che viene invocata come speranza.
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