Il Mondo di Eugenio Tomiolo (E.T.)

Scritti vari


"Luce e colore"

La pittura di colore non è tonale, escludiamo la scoperta di Giorgione e cerchiamo di ottenere un quadro che abbia una assoluta mancanza di chiaro-scuro pur avendo evidente il "voltar delle forme", cioè tono.

E' impossibile che un rosso sia più chiaro di un giallo; se questo sembra è perché quel rosso ha in sé tanto bianco da superare il giallo. I bianchi in luce sono azzurri, in penombra, bianchi, in ombra, gialli.

La luce arriva qui in questo mondo buio, circola, sbatte, rimbalza, si riflette, gioca meravigliosamente con gli oggetti, ma tutto ciò che è da lei rivelato, è di natura diversa da essa luce; è notturno, terrestre, opaco, doloroso. Il peso e gli attriti non hanno una vita felice; solo la luce, fluido regale proveniente da un altro mondo, ci da la suprema illusione che lei stessa sia extra-terrestre.

Tutto vive dell'essenza intima della luce, così la pittura. L'idea della morte, che è umana e terrestre, incontrandosi con la luce, che è cosmica, determina un'infinita modalità di espressioni ed una grande certezza, quella della santità del dolore.
Dolore come fiore della Morte. Dolore come significato morale cioè come certezza di realtà oltre l'apparenza superficiale delle vicende e degli gli scambi nella vita.

Mezzi: il colore dipinto secondo una logica realizzatrice di forme, basato sull'avanti-indietro, cioè sulla profondità (prospettiva), realizza la luce che è poi l'elemento naturale che permette la percezione degli oggetti attraverso la vista. Quindi il mezzo espressivo della pittura non è che uno: il colore per realizzare la luce, sintesi ultima di spiritualità. Tutto ciò che in pittura non è realizzato come luce non ha ancora raggiunto la purezza espressiva.

Ogni sera le nuvole sono diverse nella forma, nella densità; sono vapori neri su uno sfondo infinito e raro, eppure la luce attraverso le densità genera l'evidenza. (13 agosto 1944)

Il massimo per un artista è esprimere e realizzare un'idea senza rappresentare oggetti. Esprimere è atto spirituale. Rappresentare è fisico. L'espressione collega l'universale e lo comunica attraverso l'oggetto che si trasforma in mezzo espressivo.

Trascendere è il compito dello stile, cioè l'unificare nella assoluta espressione.
Chi si limita alla rappresentazione non fa pittura. Lei principia dove questa rappresentazione inizia, ma termina dove la potenza dello spirito del pittore finisce. Non si ha dunque espressione senza rappresentazione, ma si può avere rappresentazione senza espressione; almeno teoricamente, dato che la conoscenza è solo di ordine spirituale, è solo teorica, una rappresentazione senza espressione. Qui il valore di un dipinto.

Quanto maggiore è l'espressione tanto maggiore è la bellezza, cioè l'ordine, la disciplina, la logicità e l'organicità della rappresentazione. Difatti per mezzo dell'arte e della sua espressione si arriva alla ricreazione del mondo. Quindi, attraverso l'originale umanità dell'artista, tanto è più vasta e organica la visione tanto più grande è l'arte.
La vita terrestre è di luce crepuscolare. Contemplando un albero illuminato dal sole si scorge in lui, e nell'ambiente da lui occupato, una prevalenza di notturnità; il cielo stesso non è in fondo che una illimitata varietà di neri, anche in luglio, col sereno più bello, a mezzogiorno. Anzi pare che questa condizione di massima luce confermi ciò che ho esposto.

Quanto di più vero è stato rappresentato dalla geometria, quanta astrazione! e ciò per invenzione, e quanta concretizzazione definitiva! I cristalli più tardi veduti corrispondono ad analoghe leggi. Tanto, vale per ogni plastica, è trasmigrazione di forme-pensiero in forme materiali. Non vi è limite nella scoperta delle forme. Come una concezione idealistica, la considerazione statica delle forme si realizza sia nell'apparenza che nella sostanza. Ogni limitazione di "libertà", nella trascrizione delle forme, è infedeltà e genera confusione. La serenità, elemento così apprezzato in sé non è che una attestazione di chiarezza. Quanto maggiore è la serenità, tanto più rilevante è la quantità di "Apollo". "Orfeo" invece è solo isolamento.

Va da sé che ogni rappresentazione non svincolata dal creatore manchi di serenità. Ogni elevata rappresentazione appare anonima, quasi banale, ma naturalmente satura di canto e moto. Non vi è differenza che nel grado di spirito, pertanto chi è sprovvisto di queste facoltà mistiche non leggerà in un'opera d'arte che una ripetizione dei fatti di vita come narrazione, in senso appunto banale, orizzontale.
Ignorare l'esigenza di una umanità nelle cose dell'arte denota una segno che sua esigenza è evidentemente legata alla scala del verosimile; in sostanza non è che una fragilità gridata dall'uomo che convive nell'artista, e da questa perseguitato e sempre sconfitto.
Non esprimo qui una pretesa disumanizzazione del creatore, ciò capovolgerebbe il senso di tutta la mia pagina, salvo nel caso in cui l'uomo rinunci ad essere artista per mancanza di coraggio morale. É documentato che ogni artista autentico ripristini valori eterni che sono sempre identici in tutti i tempi e luoghi, civiltà e culture. Questo fatto informa definitivamente per l'intuizione di un mondo superiore ed è la dimostrazione della illimitatezza di esso mondo e l'unicità della sua legge che corrisponde all'assoluto pluriforme e "uno".
Si vuole che un'opera d'arte sia testimonianza di quanto su espresso pur esigendo l'abito contingente che è espressione di idee in quel momento prevalenti. Un tempo, in carenza di idee, avrà un abito che sopravaluterà le idee e viceversa. Un periodo di chiarezza ed abbondanza di idee darà opere apparentemente pacificate a questo riguardo. L'intuizione del mondo superiore non ha relazione con la fluttuazione di esse idee. A conferma di ciò si può dimostrare che ogni periodo ideologicamente diverso non rinnega le autentiche manifestazioni d'arte di altro periodo, ma ne pretende una diversa e definita critica, cioè applica idee che considera buoni strumenti per chiarire un senso che è in sé inafferrabile dalle idee. Ricostruisce così, con materiale inadatto per comprenderne, il meccanismo e i momenti.
Questo non interessa i popoli in quanto essi istintivamente e giustamente si rispecchiano nella produzione dei loro artisti. Interposto fra l'artista e il suo popolo c'è un tipo umano che manca degli elementi che costituiscono la materia di questi due esseri: la gente e l'artista. A turbare questo continuo rispecchiarsi ed amarsi si adopera perennemente questo tipo umano, del resto sempre denunciato dai fari delle razze. Essere, questo, che manca di una serietà gravitazionale, cerca disperatamente di affermarsi affermando quanto egli medesimo crede sia buono, ma fino ad un plausibile grado non serve qualificarlo in quanto egli medesimo si rappresenta. Se divenisse muto l'armonia umana troverebbe il suo equilibrio.
Modo sicuro di giudizio di un'opera consiste in questo semplice procedimento: auto-ascoltazione del sangue e, nel contempo, immaginarne una stessa nell'opera. É certo, per esperienza, che se un'opera è valida, si stabilirà in breve, fra questi due ritmi, un armonioso scambio di segreti senza parole. E qui, il dialogo delle espressioni rappresentate non avrà più fine. L'anima ed il sangue del creatore, passati magicamente nel suo lavoro, hanno sempre energia e forme da comunicare in eterno.

E' incredibile che il commento, nel tempo, soffochi l'opera del poeta, la snaturi a segno temuto come mostruosa foresta. In realtà il poeta è sempre un'altra cosa, lo sarà sempre. Egli è tanto diverso da se stesso e sempre talmente identico che non avrebbe bisogno di essere infossato dal parassitismo dei sapienti. L'arte è l'unico mezzo per rendere evidente il gioco dei sensi interni.
Comprensibile quindi il gioco della fantasia che mediante l'immaginazione si blocca in immagini. Sennonché, fra immagine ed immagine, la vibrazione permane nutrendo così l'animo non con turbamenti, ma con echi di una certezza che è sintesi di trascendenza e immanenza pluridirezionale. Da questo ne deriva l'indipendenza dell'arte se non dell'artista che è uomo e ne deriva la comprensibile libertà necessaria. L'arte è azione, mai nozione, meccanicità, intelligenza, ma intelletto-mente e mente spirituale. É in crisi non la realtà, ma l'indagine sulla realtà.


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