Da CATALOGO DELL'OPERA GRAFICA DI Eugenio Tomiolo 1930 - 1971
segue prefazione critica di Raffaele De Grada - Milano 1971
(M. R. Tabanelli)
Si redime la terra, si fondano le città, 1939 - acquaforte su rame, 489 x 333
Con questa acquaforte Tomiolo partecipò alla XXII Biennale di Venezia nel 1940.
La lastra fu in seguito distrutta dall’artista. Non esistono esemplari.
Pochi artisti della qualità di Eugenio Tomiolo hanno fatto meno chiasso di lui. Nessuno si è mai incantato di lui e
nessuno lo ha mai troppo contrastato. Si può dire molto della sua pittura, ed è stato detto per esempio nella
monografia di Mario De Micheli e di Francesco Loi. Ma si dica di lui come pittore o come incisore (in tal senso mi
appresto a parlarne), sempre si dovrà partire dal disegno, perché Tomiolo è un disegnatore nato, nel senso antico
del termine (che non ha nulla a che fare col concetto utilitario di designer, tutta un'altra cosa).
Tomiolo viene dall' arte applicata, dal ferro battuto e dall'incisione su metallo. È li che ha imparato l'importanza e l'uso della materia e la differenza che esiste tra la materia e l'altra. Cosicché ha capito bene come ogni soggetto richiede non soltanto un diverso linguaggio, ma anche una diversa tecnica espressiva, da collaudare con molta pazienza e senza presunzioni avveniristiche.
Questa origine dall'artigianato (è stato anche restauratore) del veneziano Tomiolo, ci dà anche una preziosa indicazione sul suo carattere di uomo. Se Tomiolo non ha avuto tutta la fortuna che si meritava e se le sue opere non sono ancora disputate dai musei, è anche perché egli ha sempre vissuto con una grande semplicità, come gli artisti dei vecchi tempi. Ripetendo i suoi soggiorni sulla Riviera Ligure (a Riva Trigoso) invece di farsi la «villetta », si è adattato un vecchio barcone a studio. In rutta la sua vita ha vinto soltanto qualche premio. Amando la natura e la realtà degli uomini, non è mai stato un organizzatore di se stesso. Sempre invece pronto all'avventura, che egli sogna con esaltazioni ancora infantili, come quando voleva girare le coste con un vecchio «leido» ligure. Da quando lo conosco, mi ha sempre impressionato per la sua innocenza. Cominciò ad essere con noi subito dopo l'epoca di Corrente. Come vedremo Tomiolo era però geloso della sua autonomia, tendente ad assumere a simbolo le ispirazioni dalla vita concreta. Una passione per il simbolo che l'ha portato anche all'astrazione, per quanto la sua scelta primaria sia stata chiaramente figurativa e realistica. Ma l'astrattismo di Tomiolo non è stato come per tutti gli altri, il tallone d'Achille della concessione all' Accademia di moda. Naturalmente egli non ha assistito indifferente a tutto ciò che è avvenuto in questi anni, specialmente quando una nuova esperienza in corso sollecitava la sua fantasia.
Eugenio Tomiolo nacque a Venezia nel 1911, ma ancor giovane si trasferì a Legnago. iniziando a conoscere artisticamente gli aspetti delicati della provincia veronese. Purtroppo, come molti altri della sua generazione, Tomiolo per troppi anni - undici – ha «servito la patria» mobilitato anche su vari fronti di guerra. La sua prima puntasecca (fig.1) ci presenta una testa risorgimentale su fondo di campagna dove galoppa un cavaliere. Se si pensa che questo « autoritratto » è stato inciso nel 1930,si vede bene come esso si distanzi da quello che era lo «stile» prevalente in quell'epoca. Confrontandolo con quello all'acquaforte del 1936 (fig. 3) si sente che in mezzo c'è stato un volonteroso apprendistato, compiuto qua e là, alla Scuola dei Carmini a Venezia, all'Accademia Cignaroli di Verona e nello studio del restauratore Moro. Un legame, sia pur labile, con l'insegnamento accademico esiste nell'Autoritratto del '36, inciso quando Tomiolo è già militare, a Roma. Dove mobilitato per la guerra d'Etiopia, ritornerà nel ' 37, per restarci fino al 1939.
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