Eugenio Tomiolo attualmente dipinge a Milano e a Cà da Lora, nella campagna veronese. «Tomiolo è un pittore indipendente». Cioè: non è un pittore la cui storia si possa confondere con la vicenda di gruppi o di tendenze. ( ... )
La maturazione poetica dei suoi sentimenti è sempre avvenuta e avviene con segreta autonomia, fuori di ogni regola precostituita e d'ogni indirizzo formale legato al gusto e all'informazione». (M. De Micheli - 1967).
«C'è in lui un rapporto con la vita, che prescinde da ogni fine, utile, schema e costrizione, lievemente utopico, libero nel suo totale, immediato, sensibile e fluttuante, e pronto sempre ad essere trasferito in una simbolizzazione, in figure di allegoria, di copertura o di metafora, sia nel discorso, nel dialogo, quindi ancora nella vita, sia nell'immaginazione pittorica, quindi al di là, nell'arte. C'è in lui la costante tendenza alla trasgressione, la facilità a esser di continuo sull'equilibrio dell'azzardo, e il sentimento di esporsi al pericolo, di affrontarlo, e anzi di giocarlo in ogni momento sulla tela o sulla lastra dell'incisione». ( ... )
«Tutta l'opera di Tomiolo, ( ... ) non è mai uno sviluppo, un processo o una concatenazione, ma proprio un depositarsi nei giorni e negli anni secondo i nodi e i momenti di un rapporto poetico con il reale. Quell'opera ha molti aspetti, anche così diversi da destare perplessità in chi pretende descriverla secondo un ordine esterno, secondo la logica critica della storicizzazione; è ricca di volti, di visioni, apparentemente di linguaggi diversi. Mentre poi si vedrà che le variazioni, le differenze, i sussidi, i contrasti, sono riconducibili ad un unico, solido, ininterrotto linguaggio, ad una personalità che si altera, si modifica, dolora, gioisce, sogna, rinasce di continuo, vede e ama sempre nuove luci di nuovi giorni, ma resta fondamentalmente la stessa.
L'artista ha vibrato di continuo al contatto con le cose che subiscono l'azione alterante del tempo, e anche al contatto con ciò che l'arte inventa, modifica, sviluppa, altera rinnovae scopre; ma ha sempre riportato tutto dentro se stesso, dentro il proprio libero regno, così che la varietà degli influssi, cioè delle apparenze, è stata trasformata in unità delle sostanze, e la variazione degli stili in una impronta di fondo che li assorbe, li assimila, li usa come materiali per la propria unica, ricca, interminata casa.
I vari aspetti dell'opera di Tomiolo non definiscono un momento, non si susseguono, ma corrono paralleli, si intrecciano, si mescolano, si rinnovano; e danno così l'immagine di una struttura non lineare, ma allargata, distesa a rete, cresciuta a palinsesto entro la quale i temi, cioè il dialogo di Tomiolo con la realtà, e il movimento della sua immaginazione allegorica, convivono, si rincorrono, si influenzano, si assentano poi riappaiono, sono come i fili che tirano il grande carro della pittura». (R. Tassi - 1979).
Temi di Tomiolo sono: Nature morte, Animali, Barche, Finestre, Ciclo di Apollo, Figure, Nudi, Paesaggi, Industria fiorita, Ritmi.
Attualmente sta lavorando al Tema della Maga, metafora del nostro tempo, forma allegorica la cui forte, poetica presenza corporea, fa si che i pesci siano trasportati dall'acqua alla terra, come i mass-media. Contemporaneamente sta sviluppando la proposta dell'Eterno Poetico, sintesi in sede statica - che è la pittura - di momenti dinamici trapassati all'eterno creando cioè quadri nei quali, rotta la fisicità della tela, entri e rivedi i soggetti dall'interno, in altri momenti o nello stesso attimo.
Il vallo che c'è tra il temporale e l'eterno è colmato dalla poesia (mezzo) o dall'amore (mezzo cosmico, eterno), secondo i modi dell'arte pittorica, fantastica e sapiente, di Tomiolo.
L.B. - 1985
( ... ) Tomiolo non trova, crea. Ciò che l'occhio vede non è ciò che vede il cuore. Egli sa che l'emozione è il solo terreno della maestria di un artista, ed è anche l'unica possibilità che l'uomo abbia per conoscere o almeno partecipare della realtà. Anche per questo, nella tradizione biblica conoscere e amare sono la stessa cosa. Come avvenne ancora nel Medioevo, o fu tramandato con l'alchimia, il mezzo della pittura è per Tomiolo adesione alla sorte più intima delle cose o delle persone, compenetrazione di un misterioso segreto cosmico, apparizione di realtà note ma nascoste.
È una vita che Tomiolo si prova col miracolo del rinnovarsi e ricrearsi del reale, e nell'intelligenza di afferrare il nesso, sia pure inconscio, tra la vita, il lavoro, l'operare dell'artista, le vicende tra gli uomini e l'universale realtà nel suo insieme.
Franco Loi - 1982
« ... come la monumentale tela dei "Cavalli", sia che si tratti dei saggi di un prezioso scavo intimista come nel caso dei coraggiosi ritratti, sia che si tratti delle fiammee vedute liguri o di quei pacati squarci veneti che sembrano esalare dall'umidore del verde quasi il vapore di una sommessa musica georgica, sia infine che, come in alcune "cosiddette" nature morte, Tomiolo rasenti intonazioni e ritmi di sottile astrattismo pittorico, che è poi fatto soltanto di realtà, appunto a quel modo che questa è fatta soltanto di poetica astrazione».
Agnoldomenico Pica - 1956
Il poeta ha due armi intramontabili: il sogno e l'ironia, il sogno è l'iperbole dell'innocenza, l'ironia è la camicia di forza del delirio.
Con l'una e l'altra arma, sempre concentrate nel bulino e nella puntasecca, caricate dell'acido della lastra, Tomiolo tenta un recupero dei valori dell'innocenza e, come primo segno della lezione, rifiuta la formula astratto-intellettualistica, espressione-effetto di una società malata, e si appella all'immagine, un'immagine che può arrivare al massimo della delicatezza nel senso del sogno innocente e al massimo dell'ironia fantastica. Ecco, qui mi preme di sottolineare un punto fermo. Quand'è che nell'arte figurativa l'astrazione non ha senso? Sembra lapalissiano, eppure l'equivoco è continuo. L'astrazione non ha senso quando è un a priori della cultura, quando è il segno ignorante e presuntuoso di chi non ha niente da dire e che non sa cosa dire e si riempie la povera testa di segni presi in prestito alla cultura altrui, da lui profanata e gettata nel fango. Ma quando, come in Tomiolo, ed è un punto d'arrivo la serie «Laguna», l'astrazione viene da un lungo processo di conoscenza delle cose (le belle incisioni contemporanee stanno a provarlo), io considero questa astrazione una grande conquista di essenzialità, che è frutto di una provetta cultura, fatta di conoscenza della natura e del lavoro degli altri uomini sulla natura.
L'astrazione è quindi quanto di meno spontaneo si possa immaginare e in tal senso, in un lungo processo dalla spontaneità alla cultura, vedo la storia di Eugenio Tomiolo incisore. Perciò quando egli ritorna a narrare per immagini compiute (vedi quella specie di autobiografia ideale della sua fantasia che è la serie recentissima «Civiltà»), rispondendo alla sua fondamentale natura di figurativo, Tomiolo ha una sincerità non più spontanea ma conquistata. Il patrimonio del segno essenziale, «astratto», ha fruttificato.
L'opera grafica di Tomiolo è una scoperta di un livello sempre così sostenuto per cui basta avere una coscienza del valore europeo dei nostri artisti, per capire che ci troviamo davanti a qualcosa che conta veramente.
Raffaele De Grada - 1971
( ... ) un mucchio di cose a chi volesse capirne la cognizione: azione critica fornita non con gli atti, ma con la pittura. Il suo astrattismo fu dunque un giudizio sulla «fuga» dal reale, e un secondo giudizio sul «rientro» in quello, da parte dei figurativi. Questa azione complessa, ma densa di valori, fu, ripetiamo, un'azione «avventurosa» e, tuttavia, oggi, ha il potere di una suggestione che il giovane non può trascurare, essendovi in essa tante ramificazioni per un incontro, che chiama la misura, come proprio futuro.
Giulio Trasanna - 1954
( ... ) Al primato della ragione egli oppone infatti una concezione di tipo esoterico, che si ricollega alla mistica medioevale e si apparenta semmai alle culture orientali. ( ... ) la laguna in quanto luogo epifanico della luce imponeva a Tomiolo una prova ai limiti delle possibilità espressive del mezzo grafico: tradurre in un linguaggio di segni una realtà coloristico-luminosa. Oltre il piano delle mimesi, rompendo ogni limite illustrativo, Tomiolo perviene ad una risoluzione puramente ritmica dell'immagine, che ne isola le essenze ... una fusione dei piani, quello soggettivo e quello oggettivo, ...
Franco Brevini - 1985
( ... ) Egli si riallaccia così al meglio dei suoi spunti iniziali che trovano in questi «paesaggi ritmici» della sua ultima stagione un pieno dispiegamento. Questa difficile coerenza interiore, che ha assunto nel tempo vari volti, ci attesta l'autenticità del suo impegno. I suoi dipinti, vecchi e nuovi, ci sembrano ora una lunga introduzione allo sbocciare impetuoso della stagione matura di Eugenio Tomiolo.
Giorgio Kaisserlian - 1965
( ... ) I «fogli» di Tomiolo sono dunque dei giudizi morali, sentimenti, ribellioni, drammi, ironie, sogni e speranze, sono le storie di una religione umana, le proteste d'un individuo civile, aperte al dialogo e alla varietà degli umori. (".) per concludere con l'affermazione che: Tomiolo può stare accanto ai grandi maestri dell'arte grafica e accentare i confronti.
Franco Passoni - 1972
Tomiolo come sempre seguita ad alimentare con amore il complesso di un'opera che conta già da tempo una ricchezza di forme e una diramazione di tecniche degne di pochi confronti (".).
Movimento ritmico e unità organica sono caratteristiche subito riconoscibili nelle opere di Tomiolo. Ogni dipinto o disegno possiede un'unità indivisibile basata su un ritmo profondo come quello vitale (".): un'unità più profonda e infinitamente più complessa di quella puramente compositiva; allo stesso modo in cui un organismo vivente è la sintesi nuova e intangibile di infinite attività distinte che si compenetrano in un ritmico processo di creazione e distruzione (.,,).
La voce di Eugenio Tomiolo è tra le più autentiche negli ultimi cinquant'anni dell'arte italiana ed è augurabile che la critica (".) si risolva a pagarle per intero il tributo che le spetta.
Francesco Porzio - 1984
" un artiste inspiré comme on en compte peux".
Claude Roger Marx - 1972
Tomiolo ha un sentimento profondo, elementare, della natura e della vicenda umana.
Tomiolo ama la ricchezza delle materie, la polpa dei frutti, la dovizia dei corpi femminili spogliati.
Tutta l'opera di Tomiolo è un canto dell'inespresso, una annotazione del suggerito, una traduzione dell'indefinito e del sotteso. ne risulta una pittura di prorompente vitalità che aspira alla sintesi formale per affermare la supremazia del colore.
le nature morte che tomiolo dipinge nel 1957 documentano il traguardo estremo della sintesi lineare nel figurato, semplice tracciato di memorie strutturali intese come puri ritmi andamentali dell'evento cromatico.
un susseguirsi di tavole disegnate a matita, a penna, incise all'acquaforte e alla punta secca, assegnano ad Eugenio Tomiolo un ruolo ben definito fra i protagonisti del bianco e nero contemporaneo.
un tratto vibrante e sottile conduce all' evocazione di ritmi aleatori del tutto eccezionale: un poema del segno libero a itinerario onirico, parete di graffiti fabulati.
Tomiolo restò il grande isolato del <
è venuto il momento di revisionare l'opera di Tomiolo, facendo giustizia dell'indifferenza che l'ha protetta più che colpita.
Carlo Belloli - 1984
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